Siamo abituati ad immaginare l'agricoltura come ad un professione faticosa ed estenuante su cui non è richiesto pensare, a cui bastano solo delle braccia forti. Eppure a Colle Pizzuto, terra vulcanica della zona di Vermicino all'interno del territorio dei Castelli Romani, rivoltando ed ammorbidendo con la zappa le zolle di terra si possono scoprire, con un po' di attenzione, indizi molto interessanti per ricostruire la storia del territorio in cui stiamo.
La terra che calpestiamo
a Colle Pizzuto durante le attività del “ChiamaloSeVuoi Vivaio”
non solo è molto fertile a causa degli asini che vi pascolavano fino
a pochi mesi prima del nostro arrivo, ma è anche piena di leucitite,
una roccia eruttiva presente in tutto il Lazio a causa dei numerosi
vulcani inattivi o quiescenti presenti nel suo territorio. Le
numerose pietre di leucitite nel terreno di Colle Pizzuto indicano il
fatto che in ere geologiche passate proprio qui vi sono state delle
eruzioni laviche. Non tutti sanno che Colli Albani riposa su un
vulcano quiescente che, nonostante non erutti da alcuni secoli,
mantiene comunque la sua attività sotto forma di emissione di gas.
L'ultima grande eruzione di questo vulcano risale a circa 280.000
anni fa, con cui emise una lingua di lava lunga 12 chilometri, che
dai Colli albani si mosse fino quasi all'ingresso dell'allora
disabitata Roma, passando lungo l'attuale Appia antica.
Se questo è interessante
da un punto di vista geologico, ancor più interessante è scoprire
che la storia urbana di Roma si mescola e si confonde con la storia
geologica dei Colli Albani. Si viene così a conoscenza del fatto che
a partire dal 1500 circa le principali strade di Roma, vengono
lastricate con i famosi sampietrini e che questi venivano realizzati
proprio con “selci” di leucitite estratte dal territorio dei
vicini Castelli Romani, quindi anche in quello di Vermicino.
Più recentemente l'uso
di selci di leucititi per realizzare le strade di Roma si è
notevolmente incrementato con l'espansione urbana della città, tanto
che nella borgata Laghetto, che dista meno di 10 chilometri da
Vermicino, nel 1890 si insediò la “Cooperativa selciaroli di
Alfedena”, che dedita all'estrazione di selci riuscì qui a
soddisfare l'intero fabbisogno di sanpietrini della neocapitale
italiana. L'arte dei selciaroli consisteva nell'estrarre e sagomare
enormi quantità di sanpietrini che, tagliati a forma di piramide
tronca venivano infilati a forza di martellate nel terreno.
Numerosi sono gli schemi
che i selciaroli hanno utilizzato nel lastricare le strade romane,
disponendoli a squame di pesce, a spirale o cerchi concentrici,
costruendo così quelle forme e quei disegni che tutt'oggi
rappresentano nell'immaginario comune il simbolo delle strade che
tutti i giorni ci collegano gli uni agli altri.
Passeggiando su questo
tipo di strade, quindi su l'enorme distese di pietre che le
compongono tutte insieme perfettamente lisce e levigate, non si
comprende a pieno la fatica che tale lavoro comporta. Come per i
selciaroli che faticosamente hanno prodotto le strade che
utilizziamo, così con l'arte dell'agricoltura i contadini incontrano
la fatica del proprio lavoro mentre adoperano i loro strumenti
agricoli, come la zappa, il piccone, la vanga, il cartoccio o il
rastrello. Come i selciaroli hanno costruito con fatica le strade che
percorriamo, così i contadini contribuiscono con la loro arte alla
produzione del cibo che mangiamo quotidianamente e delle piante che
usiamo per abbellire le nostre strade e i nostri spazi più privati.
Tramite l'agricoltura, quindi con il lavoro che facciamo all'interno
del ChiamaloSeVuoi Viavio! costruiamo faticosamente alcuni percorsi
per promuovere la convivenza entro le diversità, come i selciaroli
che costruiscono con fatica le strade che connettono persone, case e
famiglie entro un tessuto sociale comune.
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