Le nostre prime parole,
il primo prodotto di questi primi mesi di lavoro sono un centinaio di
piantine di incenso che ci prepariamo a vendere. Un incenso
particolare, diverso dal grande albero che cresce in Etiopia.
Dell'incenso, il nostro incenso ha solo il profumo, un profumo
intenso, inebriante. Cresce in fretta, è resistente, produce talee
formidabili, fa grandi propaggini che a volte fioriscono espandendosi
in larghezza sul terreno. Se ci si ferma ad osservarlo si ha la
sensazione che le sue propaggini possano arrivare chissà dove. Nome
scientifico Plectranthus
coleoides comunemente nota come falso
incenso la pianta che abbiamo coltivato rappresenta la bugia. La
bugia detta per amore, per non ferire, la bugia bianca ma anche la
bugia raccontata per paura, la bugia come modo per raggirare l'altro
per non confrontarsi con i suoi sentimenti. Contrariamente a quanto
afferma un noto proverbio la bugia, come la nostra pianta, ha una
natura caparbia, capace di moltiplicarsi con facilità fino a
confondere i labili confini che separano ciò che è falso da ciò
che si sente vero. Coltivarla non è una colpa, è un inizio, è un
modo per imparare a riconoscerla, per cominciare a vederla. Regalare
il nostro falso incenso è un modo per riconoscere le bugie esistono
tanto che a volte sembrano camminare sulle proprie gambe senza che si
riesca a ricordare quando sono iniziate. Regalare il nostro falso
incenso è un primo passo, un modo per esorcizzare la paura che
comporta portare alla luce del sole ciò che si pensa possa esistere
solo nel retroscena dei nostri pensieri, è un modo per dirsi che a
far paura è l'imprevedibilità data dal confronto con la diversità.
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