13 maggio 2013

La zappa ed altri strumenti per promuovere convivenza


Siamo abituati ad immaginare l'agricoltura come ad un professione faticosa ed estenuante su cui non è richiesto pensare, a cui bastano solo delle braccia forti. Eppure a Colle Pizzuto, terra vulcanica della zona di Vermicino all'interno del territorio dei Castelli Romani, rivoltando ed ammorbidendo con la zappa le zolle di terra si possono scoprire, con un po' di attenzione, indizi molto interessanti per ricostruire la storia del territorio in cui stiamo.

La terra che calpestiamo a Colle Pizzuto durante le attività del “ChiamaloSeVuoi Vivaio” non solo è molto fertile a causa degli asini che vi pascolavano fino a pochi mesi prima del nostro arrivo, ma è anche piena di leucitite, una roccia eruttiva presente in tutto il Lazio a causa dei numerosi vulcani inattivi o quiescenti presenti nel suo territorio. Le numerose pietre di leucitite nel terreno di Colle Pizzuto indicano il fatto che in ere geologiche passate proprio qui vi sono state delle eruzioni laviche. Non tutti sanno che Colli Albani riposa su un vulcano quiescente che, nonostante non erutti da alcuni secoli, mantiene comunque la sua attività sotto forma di emissione di gas. L'ultima grande eruzione di questo vulcano risale a circa 280.000 anni fa, con cui emise una lingua di lava lunga 12 chilometri, che dai Colli albani si mosse fino quasi all'ingresso dell'allora disabitata Roma, passando lungo l'attuale Appia antica.

Se questo è interessante da un punto di vista geologico, ancor più interessante è scoprire che la storia urbana di Roma si mescola e si confonde con la storia geologica dei Colli Albani. Si viene così a conoscenza del fatto che a partire dal 1500 circa le principali strade di Roma, vengono lastricate con i famosi sampietrini e che questi venivano realizzati proprio con “selci” di leucitite estratte dal territorio dei vicini Castelli Romani, quindi anche in quello di Vermicino.

Più recentemente l'uso di selci di leucititi per realizzare le strade di Roma si è notevolmente incrementato con l'espansione urbana della città, tanto che nella borgata Laghetto, che dista meno di 10 chilometri da Vermicino, nel 1890 si insediò la “Cooperativa selciaroli di Alfedena”, che dedita all'estrazione di selci riuscì qui a soddisfare l'intero fabbisogno di sanpietrini della neocapitale italiana. L'arte dei selciaroli consisteva nell'estrarre e sagomare enormi quantità di sanpietrini che, tagliati a forma di piramide tronca venivano infilati a forza di martellate nel terreno.

Numerosi sono gli schemi che i selciaroli hanno utilizzato nel lastricare le strade romane, disponendoli a squame di pesce, a spirale o cerchi concentrici, costruendo così quelle forme e quei disegni che tutt'oggi rappresentano nell'immaginario comune il simbolo delle strade che tutti i giorni ci collegano gli uni agli altri.
Passeggiando su questo tipo di strade, quindi su l'enorme distese di pietre che le compongono tutte insieme perfettamente lisce e levigate, non si comprende a pieno la fatica che tale lavoro comporta. Come per i selciaroli che faticosamente hanno prodotto le strade che utilizziamo, così con l'arte dell'agricoltura i contadini incontrano la fatica del proprio lavoro mentre adoperano i loro strumenti agricoli, come la zappa, il piccone, la vanga, il cartoccio o il rastrello. Come i selciaroli hanno costruito con fatica le strade che percorriamo, così i contadini contribuiscono con la loro arte alla produzione del cibo che mangiamo quotidianamente e delle piante che usiamo per abbellire le nostre strade e i nostri spazi più privati. Tramite l'agricoltura, quindi con il lavoro che facciamo all'interno del ChiamaloSeVuoi Viavio! costruiamo faticosamente alcuni percorsi per promuovere la convivenza entro le diversità, come i selciaroli che costruiscono con fatica le strade che connettono persone, case e famiglie entro un tessuto sociale comune.


Sansone lo spaventapasseri





Quello strano personaggio con la faccia pallida di lenzuola, lo sterno fatto di canne di bambù e le gambe un pò swing che solo il legno di vite può donarti si chiama Sansone lo spaventapasseri. 

Sansone è un punto di partenza per il nostro ChiamaloSeVuoi Vivaio oltre che il prodotto delle primissime settimane di lavoro. Un lavoro in cui ci confontavamo con l'estraneità delle piante e del lavoro agricolo oltre che con la divergenza dei nostri interlocutori che iniziavamo a comprendere insieme con le questioni che a modo loro ci comunicavano. C'era "chi scappava al maneggio", chi "proprio non voleva lavorare", c'erano tutte le nostre emozioni in rapporto ad un lavoro del tutto nuovo  e c'era da capire come rapportarsi, che posizione prendere. "Ma devono lavorare per forza?"- ci chiedevamo- e ancora " che senso potrebbe avere per loro coltivare le piante?"

Il percorso intrapreso per rispondere a queste domande cominciava in un luogo in cui la maggior parte dei nostri interlocutori era abituata a venire, un luogo familiare, vicino ai nostri vicini del maneggio sempre pieno di persone che andavano e venivano per imparare ad andare a cavallo.

Noi volevamo fare qualcosa di diverso da quello che la già c'era e volevamo al contempo essere utili alle persone con cui iniziavamo a rapportarci oltre che al contesto entro cui lavoravamo. Cercavamo una nostra funzione e per iniziare a costruirla ci rendevamo conto che ci servivano dei confini qualcosa che ci aiutasse a capire dove iniziavamo noi e dove finivano gli altri.

Fù così che all'inizio, presi dall'urgenza, quasi senza rendercene conto iniziammo a costruire una staccionata che delimitasse l'area in cui lavoravamo dal contesto esterno. Il risultato però non ci convinceva: la struttura sembrava costringerci all'interno di un recinto al contempo respingendo gli estranei. Il nostro obbiettivo era un altro: volevamo diventare capaci di accogliere raccontando il senso del nostro lavoro con le piante. Ci serviva un primo modo di comunicarlo che funzionasse come un simbolo della nostra presenza e degli obbiettivi che ci interessava portare avanti. Ragionando di confini iniziammo a pensarli come limiti, coordinate di un lavoro che potevamo iniziare a raccontare e condividere. Fu così che archiviammo la staccionata affidando l'arduo compito di rappresentarci a Sansone, il custode dei campi, un custode gentile che custodisse più che sorvegliare,  proteggendo in modo benevolo una prospettiva di lavoro che come le nostre piante ha bisogno di spazi, di tempi e di continua manutenzione. Fu così che, anche grazie a Sansone, cominciammo a pensare che, insieme alle piante, potevamo coltivare storie fatte di parole che potessero uscire dall'Hortus, il recinto che confina stranezze e diversità.


11 maggio 2013

Mille e una idea di famiglia: note di viaggio oltre confine al Garage Sale Kids


 Per ChiamaloSeVuoi Vivaio è tempo di viaggi oltre confine, esplorazioni in territori sconosciuti polati da tanti personaggi diversi. Esplorazione in cui le nostre piante diventano un pretesto per fermarsi a parlare come a Garage Sale Kids dove, tra una travaso e l'altro mentre insieme ci sporcavamo le mani, abbiamo iniziato a coltivare storie per raccontare mille e una idea di famiglia.

E' cosi nel nostro viaggio a Garage Sale Kids abbiamo incontrato bambini che cercavano piante in grado di crescere tanto e in fretta come i nostri pomodori in fuga dall'Hortus, sin dalla nascita continuamente stretti da vasi troppo piccoli per i loro desideri. E genitori che suggerivano ai figli il falso incenso vista come la pianta delle bugie di monelli irriducibili, senza rendersi conto che ci si può stupire nel cogliere come la bugia cresca e prosperi in terreni condivisi dove ognuno ha la sua parte e dove non è facile vedere la propria.

E mentre alcuni bambini facevano la ressa per accaparrarsi gli ultimi pomodori rimasti altri volevano diffidentemente un fiore anzi "qualsiasi cosa che non fa il frutto" preoccupati di sotteranee strategie dei propri cari per convincerli a consumare ortaggi rifiutati con fermezza e ostinazione nei pasti quotidiani.

Alla fine senza rendercene conto ci trovavamo a coltivare insieme falso incenso come alla fine abbiamo fatto con un bambino che, distanziati per ben quattro volte i genitori, veniva a posizionarsi davanti al nostro mucchio di terra deciso nuovamente a sporcarsi le mani pur di non togliere gli occhi di dosso al pomodoro che aveva davanti.

"Me ne servono altri così li porto dalla nonna, li piantiamo per terra, li annaffiamo e poi ce li mangiamo" spiegava senza indugio il bambino interrogato sul motivo del suo ritornare mentre, accovacciato ai piedi dei genitori presi a parlottare tra loro per capire il senso di tanto interesse, sceglieva quale vaso riempire di terra.

Insomma era una cosa difficile da dire che siamo riusciti a raccontare facendoci aiutare dalle piante, un pretesto per coltivare mille e una idea di famiglia...

La storia di "La Jana", la principessa nana




A Vicenza molti raccontano la leggenda di "la Jana" poi diventata lajana. La leggenda racconta che i conti Valmarana, molto famosi nel territorio vicentino, diedero alla luce una bambina, Lajana, nata nana. I genitori amavano molto questa bimba e vista la sua diversità decisero di farla vivere in una villa: la famosa struttura palladiana nota nel territorio come "Villa Valmarana ai nani". I Valmarana - racconta la leggenda- eressero alti muri da giardino e si diedero a girare per le corti attorno per ingaggiare nuovi servitori, tutti nani, da portare alla villa.

Lajana visse così per lunghi anni ignara del mondo fuori dalla villa fino a quando i nani la spinsero ad uscire e ad affacciarsi sul balcone. Trovandosi davanti la realtà, nuda e cruda, e capendo la sua condizione in modo così improvviso e violento Lajana si gettò dal balcone, morendo. La leggenda vuole che la ragazza e i servitori per il dolore di quell'avvenimento si trasformano in pietra, pietre ancora visibili nella struttura della villa.

La storia parla di una ragazza particolare, diversa, visibilmente e dalla prima occhiata. Diversità che spingeva i suoi interlocutori a volerla proteggere fino ad omettere, a negare, a nascondere. La storia parla anche di quanto un contesto tale sia precario, instabile, faticoso da costruire e di come un giorno, all'improvviso potrebbe sfaldarsi, decidendo di rivelarsi come quando i nani, emblema della finzione diventano gli svelatori di un mondo fino ad allora sottaciuto.

In questo senso la storia racconta come confrontarsi con la diversità implichi anche scelte sofferte e frustrazione. Dimensioni difficili da gestire, attraversate, comprendere. Coltivando il nostro vivaio, noi coltiviamo non solo piante ma attenzione per la diversità, per le emozioni che si esperiscono e che si esprimono in modo confuso, a volte urlato, a volte taciuto.

"Có te passi el Cristo, 'pena zo da Monte, te pol ciapare par na stradela indove te par che anca i griji tasa, incantà da i còcoli che se fa i morosi inte la chiete de i cantoni pi riomàtici e sconti. A te te catarè presto passejar drio na mura che costeja la magnìfica Vila Valmarana e là, da l'alto, fa la guardia on s'ciapo de nani in piera: chi co la facia bièrba e sgaja, chi perso drio i so pensieri, chi vestìo a la manco pezo e chi che fa 'l galeto co 'l so costume de corte e la paruca insiprià. Vóle la tradission che ste creature, ani enòri, fusse custodi de la "Jana", principessa che, par so scarogna, jera "nana". I sui, par no farghe pesare la so diversità, la gavéa da sùito tegnù sarà co 'l scroco 'te la Vila, metèndoghe al servissio na corte intiera de nani, da i servitori a le dame de conpagnìa, da i cavalieri ai òmani qualunque che inte on regno qualsiasi se pol catare. Adiritura, la legenda conta che parfina i animài che la gavéa torno fusse "nani", e le piante, e i fiori che spaniva torno a chel lógo... Ma anca se na natura marègna gavéa vossudo saràrghe a sta pora tosa la speransa de poder on dì conóssare l'amore, la "Jana" la gavéa tuti i sogni che da senpre tànbura 'tel córe de le zovanete, có le riva a l'età da marìo.E na matina la principessa, fin che la te varda fóra dal balcon, la vede al de là de la masièra on cavaliere belo 'fa 'l sole, inmagà davanti a l'armonìa de la natura de la "Valletta del Silenzio". La "Jana" se inamora de paca ma, 'tel stesso momento, la capisse anca che la so "diversità" xe 'n inpedimento massa grando e che no la podarà mai sperare che 'l so amore par el bel cavaliere spanissa e vegna liberamente ricanbià... Par la disperassion, la se trà zo dal balcon e tuti i nani de la Vila, par el dolore de la so morte, resta pietrificà."

storia riscritta in dialetto veneto da Ines Scarparolo

4 maggio 2013

Basilico, Basileus, Basilisco: potere velenoso, potere rassicurante!

A desta germogli del nostro basilico


Il basilico è una pianta piuttosto particolare. Il suo profumo inebriante ricordi d’estate, di pesto, di conserve e spaghettate nasconde una simbologia alquanto complessa ed arzigogolata. Originaria delle Indie, questa verde pianta è cosiddetta "basilicum" per il suo grato odore, quasi degno del re, basileus (da bas che viene dalla radice pa-). Plinio il Vecchio in “Naturalis historia” ci racconta che “il basilico è seminato ottimamente durante la festa di Pale”, un'antica dea pastorale delle popolazioni italiche. Questa festa annua cadeva il 21 aprile e dicevasi Parilia o Pariglia, perché a Pale innalzavano le loro preci i pastori affinché concedesse fecondità e salute ai loro armenti; protezione in una parola! Curioso scoprire che anche il nome Pale etimologicamente viene dalla radice pa- che significa proteggere, custodire, essere potente; la stessa radice di basilico, di re, di padrone. La stessa di Basilisco che viene da basiliskos diminutivo di basileus.

Festa di Pales, o L'estate (1783), a reimagining of the Festival of Pales by Joseph-Benoît Suvée

Il Basilisco secondo Plinio il Vecchio sarebbe la creatura più mortale in assoluto. È infatti velenosissimo ed è in grado di uccidere con il solo sguardo che pietrifica o incenerisce. Qualunque essere vivente entri in contatto con il suo fiato o venga morso muore sul colpo. Il basilisco vivrebbe nel deserto da lui stesso creato, perché ha la capacità di seccare gli arbusti oltre che con il contatto, con il solo sguardo.

Basilisco con corona, simbolo del potere!

Torniamo al Basilico. Secondo la mitologia romana sarebbe proprio servito come antidoto al veleno del Basilisco. Curiosa questa cosa. Il basilisco simbolo di minaccia, distruzione e pericolo; il basilico simbolo di protezione, sicurezza e salvezza. Entrambi comunque simboli, metafore di potere; un potere che protegge ed uno velenoso che minaccia. Un potere a cui appellarsi, affiliarsi, sotto il cui mantello rifugiarsi ed un potere letale, pericoloso dal cui morso mettersi in salvo, dal cui sguardo nascondersi.
In questo senso il basilico, “pianta dall’odore degno di un re” ed “antidoto contro il pericoloso veleno del basilisco”, è per noi la pianta simbolo del potere e delle ambivalenti emozioni che si provano a starci in rapporto. Potere a cui ci si appella e da cui si ricerca protezione e sicurezza. Potere che fa paura, perché capace di distruggere, pietrificare, incenerire. Potere da cui si dipende, potere da cui ci si difende, potere da contrastare, potere da cui scappare. Potere come modo di vivere rapporti nell’attesa che l’altro sia un pericolo da annientare e combattere o da bonificare e affiliarsi. Potere come paura dell’altro.

2 maggio 2013

Basilico in trasloco e nuova aiuola!

Germogli di verde e profumatissimo basilico ormai troppo cresciuti per la semenziera e traslocati ciascuno in un vasetto e una nuova aiuola di maggiorana e falso-incenso: chiamalo se vuoi duro lavoro!

 





In viaggio verso Garage Sale Kids: Domenica 5 Maggio in Via Appia Antica 42/50.

 
Un nuovo viaggio oltreconfine per ChiamaloSeVuoi Vivaio, una nuova uscita dall'Hortus, il recinto che confina stranezze e diversità..."Alcuni semi ci frullano in testa" e per questo vi invitiamo a giocare con noi Domenica 5 Maggio 2013 all'Ex Cartiera Latina raccontandoci episodi significativi, aneddoti, accadimenti che parlino di famiglia e delle questioni con cui si confronta quotidianamente. A Garage Sale Kids le piante saranno un pretesto per incontrarsi, per sporcarsi le mani, per coltivare insieme storie, per raccontare mille e una idea di famiglia...

Per maggiori informazioni sull'evento Garage Sale Kids:
https://www.facebook.com/GarageSaleKids?fref=ts 
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